Miranda Grasso, è un insegnante di lunga e consolidata esperienza di una scuola primaria della provincia di Catania che sta sperimentando come tutte le colleghe la didattica a distanza dopo la necessaria sospensione delle attività scolastiche prevista per tutto il territorio nazionale. Tra le più attive e valide docenti del suo plesso scolastico conosce molto bene il modello organizzativo della scuola e, soprattutto, è assai esperta sul metodo migliore d’insegnamento da somministrare avendo maturato un’attività che vanta con oltre trent’anni di servizio.
Abbiamo posto alcune domande per comprendere questa nuova condizione che probabilmente si protrarrà a lungo.
Come procede questa nuova dimensione della didattica a distanza?
Dopo un primo momento di disorientamento ho trovato il passo giusto e ingranato al meglio la modulazione di questo nuovo metodo. È un’esperienza innovativa e rappresenta una crescita nella nostra professionalità. Può benissimo alternarsi, ma non può assolutamente sostituirsi alla relazione educativa che ritengo fondamentale in questa fascia di età ed inoltre non può essere una forzatura educativo-didattica in un momento dove i bisogni primari e di sicurezza sono destabilizzati. Essere docenti in questo momento storico, ritengo sia soprattutto quello di esemplificare la didattica.
C’è una buona collaborazione in questa interfaccia virtuale tra voi, i genitori e i bambini?
C’è un bisogno di sostegno educativo più che di istruzione, quindi, curare il rapporto con i bambini e la famiglia, aiutandoli in uno dei momenti più difficili della storia contemporanea. Reputo che tutto stia andando al meglio persino con un più intenso coinvolgimento della famiglia nella formazione e nell’apprendimento dei bambini che, comunque, devono essere sempre seguiti in tutte le fasi della loro vita giornaliera dalle figure genitoriali. Insisto sempre nella mia azione educativa della necessità di imparare il rispetto delle regole e lo sviluppo della sfera cognitiva e ideativa.
Quali sono le criticità nei livelli di apprendimento?
Ritengo che la grave situazione che viviamo pesa tantissimo e oggi c’è molta ansia e preoccupazione per il futuro immediato anche se cerchiamo di trasmettere fiducia e infondere serenità con una forte dose di empatia in tutti i soggetti coinvolti in questa esperienza. Inizio sempre la lezione con una frase che è una metafora significativa “Ogni bambino è un fiore diverso e tutti insieme rendiamo il mondo un bel giardino”.
Come vengono aiutati da te i bambini in questo momento assai difficile e che percezione hanno questa di questa drammatica pandemia?
I bambini stanno patendo molto il fatto di non potere uscire e giocare, vivere all’aria aperta e liberi di comunicare. Anche a scuola alterniamo i momenti di lavoro ai momenti ludici. Tento anche in via virtuale di non disperdere questa dimensione mista e di contatto interpersonale per non trasmettere nei piccoli ansia e timore. A quest’età loro leggono il mondo con gli occhi degli adulti e, sicuramente, oltre i genitori e la famiglia intera, gli insegnanti rappresentano un riferimento importante ed essenziale in cui si riconoscono come momento dialettico e di crescita. Il nostro compito come docenti è quelli appunto di guidarli con dolcezza, tenerezza e amore ma anche con determinazione e sicurezza nell’acquisizione della primaria conoscenza nel lungo percorso di scuola e dell’esistenza.
In che modo secondo te cambierà la scuola italiana dopo la fine di questa emergenza?
Sicuramente sarà una rivoluzione per tutta la società e dopo il dolore e la sofferenza spero ci sia un mondo migliore e più attento ai valori condivisi. Ma è ancora troppo presto per dire come cambierà la scuola perché bisogna vedere come si dispiegano tutti gli effetti sul faticoso lavoro che stiamo compiendo.