Home Economia Crisi del gas, Confesercenti: “Turismo e terziario pagheranno 8 miliardi in più rispetto all’anno scorso”

Crisi del gas, Confesercenti: “Turismo e terziario pagheranno 8 miliardi in più rispetto all’anno scorso”

by Redazione

Il prezzo del gas vola e continua a mietere vittime nel panorama economico italiano. Con l’inverno sempre più vicino e i rifornimenti messi in discussione dalla guerra in Ucraina e dalle sanzioni, l’Unione Europea ha convocato entro metà settembre un Consiglio “straordinario” dei ministri per affrontare l’emergenza.

Il governo italiano è a lavoro ma per il momento, nonostante la rassicurazione di Di Maio che annuncia “interventi incisivi”, si è presa la direzione inversa per quanto riguarda le soluzioni da adottare.

L’Emergenza energetica è finita anche al centro anche del dibattito politico, con Salvini che cavalca l’onda populista dicendo addirittura di evitare i razionamenti e con Calenda che chiede alla Meloni e a Letta di votare a favore dei rigassificatori; per far incentivare l’utilizzo di Gpl che costa quasi 10 volte in più rispetto al gas naturale.

Ma mentre la politica offre il suo spettaccolo farsesco, tra soluzioni campate in aria e non interventi, gli italiani dovranno pagare un’altra pesantissima bolletta anche questo mese.

Le prime vittime a patire la crisi del gas sono le piccole imprese di turismo e terziario che, senza un intervento immediato per attutire l’impatto degli aumenti, si troveranno a pagare nei prossimi 12 mesi 11 miliardi di euro per la sola spesa energetica, circa 8 miliardi in più rispetto ai 12 mesi precedenti.

A questo si aggiunge anche un’inflazione senza precedenti per la moneta unica. Una stangata insostenibile, dicono da Confesercenti, che rischia di mettere fuori mercato 90mila attività.

Il primo settore ad essere penalizzato è quello della ristorazione che spenderà, a parità di consumi, quasi 2 miliardi di euro in più (+1.944 milioni), anche per i bar e le altre attività si aggrava la situazione e spenderanno poco più di un miliardo di euro (+1.045 milioni).

Una stangata insostenibile, dichiara l’associazione: “Senza sostegni, il sistema delle piccole imprese rimarrà schiacciato dall’aumento di costi. Il governo in carica agisca utilizzando tutti i poteri di cui dispone”, commenta la presidente Patrizia De Luise.

Ma mentre in molti piangono, in pochi se la ridono in maniera copiosa. Le imprese energetiche hanno aumentato a dismisura i loro incassi vendendo addirittura di meno. Nei primi 5 mesi di quest’anno le imprese legate al settore energetico hanno visto aumentare i ricavi, rispetto allo stesso periodo del 2021, del 60 per cento. Stiamo parlando di attività industriali estrattive di materie prime energetiche (come il petrolio, il gas naturale etc.) e dell’industria della raffinazione. Ad affermarlo è l’Ufficio studi della CGIA.

Con riferimento al periodo gennaio-maggio, la crescita del fatturato delle imprese del settore energetico nel 2019 è stata dello +0,5 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; poi, in piena pandemia i ricavi invece sono crollati del 34,6 per cento (gennaio-maggio 2020 sullo stesso periodo dell’anno precedente); diversamente, nei primi 5 mesi del 2021 la variazione è stata del +19,6 per cento. Quest’anno, infine, il fatturato ha subito una impennata impressionante che, come dicevamo, è stata del +60 per cento.

Con il decreto Aiuti le imprese energetiche sono state obbligate ad applicare un’aliquota del 25 per cento sugli extraprofitti ottenuti grazie all’aumento dei prezzi di gas e petrolio. Ma dei 4,2 miliardi di euro attesi con la prima rata, lo Stato ha incassato poco meno di 1 miliardo.

Quindi, se la nuova misura non dovesse essere rispettata dalle aziende, oltre al danno, l’erario potrebbe perdere quest’anno oltre 9 miliardi dei 10,5 previsti con l’introduzione di questa tassazione sugli extraprofitti.

I 9 miliardi di euro potrebbero calmierare i prezzi delle imprese sopracitate ma non basterebbero per tutti e farebbero ben poco per calmierare i costi delle bollette di famiglie e grandi industrie. Tuttavia è una questione di etica e, in tempi di crisi, chi più ha, e chi più fattura, più deve dare. Altrimenti questa guerra la pagherebbero, al solito, i molti per privilegiare i pochi e farli diventare così sempre più ricchi.

Potrebbe interessarti

Lascia un commento