I malumori nella pancia della Lega crescono con le continue e contradditorie prese di posizioni di Salvini che stanno cominciando a confondere la base e a produrre effetti negativi nella vita del partito.
Prima il fascio leghismo con la difesa d’ufficio di Duringon, poi, oggi, le continue strizzate d’occhio ai no vax e ai no green pass del segretario leghista e le palesi contraddizioni nella linea del partito hanno fatto rompere gli indugi alla parlamentare europea Francesca Donato che ha abbandonato la Lega.
“Non mi trovo più a mio agio, tolgo tutti dall’imbarazzo”, afferma l’europarlamentare che ora pensa di associarsi al partito di Giorgia Meloni apprezzando la sua politica. Ora vi sono appelli del governatore del Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga che si mostra allarmato di una possibile guerra per bande che può scoppiare anche se ribadisce che nel Partito non c’è spazio per i no vax.
Quindi, una situazione interna che si fa sempre più pesante e monta all’interno del partito la critica per una linea ambigua e inconcludente.
Bisogna anche dire che la Lega non ha mai avuto una posizione chiara sulla gestione della pandemia e questo dato incontrovertibile gli ha fatto perdere una vasta platea elettorale.
Ora, si stanno palesando tutti i contrasti che rischiano di sfaldare il partito tra fedelissimi di Giorgetti, sostenitore convinto di Draghi, e fans di Salvini, il quale intende mantenere due piedi in una scarpa.
La questione dell’uso estensivo del green pass è diventato l’elemento divaricante e oggi una parte del partito vuole mettere in discussione il sostegno a Draghi.
Dunque, Francesca Donato lascia il partito e l’europarlamentare non ha mai nascosto le sue idee no vax e tra l’altro è anche molto legata a Salvini.
La Donato critica duramente i provvedimenti dell’esecutivo, in particolare la certificazione verde in primis, “pur condivisa da larga parte della base è diventata minoritaria: prevale la posizione dei ministri, con Giorgetti, e dei governatori. Io non mi trovo più a mio agio e tolgo tutti dall’imbarazzo”.
Quindi, da un lato c’è il partito guidato da Matteo Salvini, che ha quasi sempre detto no in tv e sui giornali, mentre dall’altro lato Giorgetti e i ministri, che hanno approvato l’estensione in Consiglio dei ministri con convinzione. “Non posso più stare in un partito che sostiene l’esecutivo Draghi”, dichiara Donato sottolineando come “va riconosciuto a Giorgia Meloni di aver mostrato coraggio e lungimiranza non entrando al governo”.
Sembra ormai che l’ala governista del partito a cui sono “iscritti” i governatori sta prendendo il sopravvento sull’ala che si oppone a Draghi.
Oggi Salvini ha grosse difficoltà a tenere tutti insieme e, senza mezzi termini, lo conferma anche Fedriga che sottolinea come “il caos è stato generalizzato” e “molti hanno assunto posizioni altalenanti” e vi è un chiaro riferimento a Salvini sulla gestione di questa fase della pandemia: “Io penso si debba usare di più la ragione anziché alimentare la confusione”.
Formalmente Fedriga difende Salvini però nel contempo rilancia una nota critica: “Ha cercato un equilibrio, sforzandosi di ascoltare anche le posizioni di chi non è convinto dei vaccini – afferma Fedriga che è anche presidente della Conferenza delle Regioni – Ora bisogna evitare guerre per bande. Chi ha compiti di responsabilità deve aiutare il Paese a rialzarsi. Il tentativo di Salvini è stato quello di non condannare nessuno”.
Però in altre dichiarazioni appare più marcata la sua critica: “Nel primo partito d’Italia è normale che ci siano correnti diverse, ma dentro la Lega non c’è spazio per i no vax”.
D’altronde Fedriga e i governatori Zaia e Fontana si fanno forti di un documento ufficiale del Carroccio firmato dai tre presidenti e segretario a inizio settembre che sosteneva esplicitamente la promozione della campagna vaccinale, l’uso del green pass per favorire le riaperture, tamponi gratuiti e salivari, estensione dell’utilizzo dei monoclonali prescrivibili anche dai medici di base. Anche se alcuni di questi punti allo stato attuale non sono stati adottati dal Consiglio dei ministri.