Benedetto Craxi detto Bettino, nato a Milano il 24 febbraio 1934 e morto in esilio ad Hammamet, in Tunisia il 19 gennaio del 2000, fu un grande politico italiano. È stato presidente del Consiglio dei ministri dal 4 agosto 1983 al 17 aprile 1987 e segretario del Partito socialista italiano dal 15 luglio 1976 all’ 11 febbraio 1993. Craxi fu il politico più influente degli anni ’80 e vi raccontiamo la sua storia a 20 anni dalla sua morte.
Fin da bambino cresce con i valori dell’antifascismo e del socialismo, ideali trasmessi a lui dal padre Vittorio, avvocato siciliano emigrato al Nord. La madre, Maria Ferrari, era una casalinga, figlia di commercianti della provincia di Lodi.
Da ragazzo Bettino si iscrive alla Gioventù socialista, entrando a far parte della Federazione milanese durante le scuole superiori, diventando negli anni ’50 funzionario a Sesto S. Giovanni. In seguito farà il suo ingresso nel Comitato centrale del Psi al congresso di Venezia del ’57 e a 23 anni concentrerà il suo campo di azione verso le università. Dopo aver ottenuto la maturità classica, frequenta la Facoltà di Giurisprudenza a Milano e quella di Scienze Politiche a Perugia. Ancor prima, a diciannove anni, l’incontro con Anna Maria Moncini, la sua futura moglie.
Da sempre seguace di Nenni e anticomunista, diventa consigliere comunale a Milano, città dove nel 1965 entra nella Direzione del Partito. Nel 1968 viene eletto deputato e comincia a lavorare nella Segreteria nazionale come vice di Giacomo Mancini e in seguito di Francesco De Martino. Craxi in quegli anni stringe rapporti con i partiti socialisti europei, sostenendo e finanziando nei primi anni ’70 tutti i partiti socialisti sottoposti a regimi di dittatura, come ad esempio Grecia, Spagna e Portogallo.
Nel 1976 la sua elezione a segretario del Psi succedendo a De Martino, dimostrando grandi strategie politiche e idee innovative. Nel 1978, al congresso di Torino, contrappone la “Strategia dell’alternativa” al “Compromesso storico” del Pci di Enrico Berlinguer, e da questo momento in poi nasceranno forti polemiche tra i due partiti.
Un altro episodio importante lo abbiamo sempre nel 1978: lo scandalo Lockheed, avvenimento che costrinse l’allora presidente della Repubblica, Giovanni Leone, a dimettersi in anticipo, facendo sì che il Psi riesca a introdurre al Quirinale il primo socialista, Sandro Pertini. Nel frattempo la faida con i comunisti continua. Berlinguer attua lo strappo con Mosca e contemporaneamente Craxi si lascia alle spalle Lenin e Marx esaltando il pensiero di Proudhon e cambiando il simbolo del Partito. Al posto di falce e martello su libro e sole nascente compare un garofano rosso.
Il 16 marzo 1978 il sequestro di Aldo Moro e, mentre la Democrazia cristiana e il Partito comunista non collaborano per raggiungere una trattativa per la sua liberazione, Bettino Craxi si adopera per salvarne la vita. Ma ogni tentativo alla fine sarà inutile e Moro verrà ucciso dalle Brigate Rosse.
Il primo governo Craxi è del 4 agosto 1983. Un pentapartito composto da Dc, Psi, Psdi, Pri e Pli, in carica fino al 27 giugno 1986, il più lungo nella storia della Repubblica, in cui Craxi fu il primo socialista a diventare primo ministro in Italia. Il 18 febbraio 1984 viene firmata la revisione del Concordato tra Italia e Vaticano. Viene introdotto l’8 per mille. Con Craxi, a siglare l’accordo, il cardinale segretario di Stato Vaticano, Agostino Casaroli.
Un nuovo strappo col Pci è datato 1984 quando, su proposta di Craxi e senza il consenso dei sindacati, viene approvato il decreto legge per il taglio di alcuni punti della scala mobile.
Nell’ottobre del 1985 la crisi di Sigonella. Un aereo egiziano con a bordo Abu Abbas, esponente dell’Olp, insieme a un suo aiutante e i 4 dirottatori della nave da crociera italiana Achille Lauro, viene intercettato dall’aviazione militare statunitense, che ne ordina l’immediato atterraggio a Sigonella in Sicilia. Craxi si rifiuta di consegnare agli Stati Uniti i sequestratori dell’Achille Lauro, dichiarando che i reati sono stati commessi su suolo italiano e quindi è di competenza dell’Italia. I militari italiani si oppongono puntando le armi ai “colleghi” americani.
Il segretario generale dell’Onu, l’8 dicembre 1989, nomina Craxi come suo rappresentante personale per lo studio del debito dei paesi in via di sviluppo.
Craxi firma i suoi interventi sull’”Avanti!” con lo pseudonimo datogli dal direttore di Repubblica Eugenio Scalfari, ovvero Ghino di Tacco, personaggio da alcuni considerato un brigante, da altri un ladro gentiluomo.
Gli anni passano e l’obiettivo di Craxi diventa sempre più quello di far diventare il Psi il partito più influente della politica italiana. Questi sono gli anni del CAF, l’asse Craxi-Andreotti-Forlani dei primi anni ’90. I tre insieme riescono a rovesciare il leader Ciriaco De Mita togliendogli la segreteria della Dc e successivamente il governo. Ma da qui in poi, nel 1992, per Craxi inizia la fase della sua crisi politica.
Tutto ha inizio con l’arresto di Mario Chiesa, amministratore socialista della casa di riposo per anziani di Milano “Pio Albergo Trivulzio”, bloccato mentre incassa una tangente da una azienda di pulizie. Craxi definisce Chiesa “un mariuolo”, un ladruncolo, un episodio isolato che non ha nulla a che fare con il Partito socialista. Nonostante le sue dichiarazioni incomincia Mani Pulite, inchiesta condotta tra gli altri dal pm Antonio Di Pietro e che porterà a Tangentopoli. Il 15 dicembre 1992 arriva il primo avviso di garanzia per l’inchiesta sulla Metropolitana di Milano.
Il 30 aprile 1993 il leader socialista viene contestato dinanzi all’hotel Raphael di Roma. Fischi, cori e soprattutto monetine, vengono indirizzati contro Craxi, che decide di affrontare la folla con coraggio uscendo dall’ ingresso principale.
Nell’agosto del 1993 Craxi pronuncia in Parlamento il discorso/sfida rivolto a tutta la classe politica italiana. Queste le sue parole: “Si alzi in piedi chi di voi non ha preso finanziamenti illeciti in questo paese”. Craxi nel suo discorso rievoca i versamenti in denaro da parte dei sovietici al Pci e l’apparato paramilitare del Kgb in territorio italiano. Tra scandali giudiziari e mandati di cattura, Craxi preferisce non affrontare i processi e si rifugia nella sua villa di Hammamet, in Tunisia , nel 1994, dove dopo 6 anni, il 19 gennaio 2000, morirà. Per la giustizia Craxi era un latitante, ma la realtà dei fatti, dato che tutti sapevano dove trovarlo, rende Craxi un rifugiato politico morto di malattia, in esilio, lontano, ma non troppo, dalla sua amata terra. L’Italia.