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Corte Costituzionale, la vera condanna per le volontà popolari

by Romano Franco

Come volevasi dimostrare, “siamo un popolo di bigotti”, almeno per quanto riguarda la Corte Costituzionale italiana.

Il fatto di assumersi la responsabilità di abolire una volontà popolare in virtù della morale cattolica più bieca è un evidente segnale del fatto che la Corte Costituzionale sia più al servizio della Chiesa che dei cittadini e delle cittadine italiane.

Lo schiaffo in faccia alla democrazia da parte della Corte non può essere ignorato.

I referendum sulla limitazione delle misure cautelari, sull’abrogazione delle norme in tema di incandidabilità (legge Severino), sulla separazione delle carriere in magistratura, sulla cancellazione delle firme per presentare una candidatura alle elezioni dei consiglieri togati del Consiglio superiore della magistratura e, ultimo in ordine di approvazione, sul riconoscimento dei diritto di voto degli avvocati nelle valutazioni di professionalità dei magistrati all’interno dei consigli giudiziari sono stati approvati. Ma i quesiti più voluti dai cittadini sono stati tutti bocciati.

Tra questi troviamo quello sulla responsabilità civile dei magistrati, quello sulla cannabis e, infine, non per importanza assolutamente, vi è quello sull’eutanasia.

E’ uno scandalo che un magistrato in Italia sia libero di sbagliare valutazione e di rovinare liberamente le vite altrui, senza conseguenze. Già un magistrato, quando delibera una sentenza, ha una libertà fuori dal comune, quando giudica secondo una sua interpretazione, e se a questi si aggiunge che l’interpretazione può essere “basata sul nulla”, ecco che si creano le ingiustizie e che si da adito al giustizialismo più infimo e becero, poiché la magistratura è libera di giudicare persone innocenti e i giornali scrivono castronerie su sentenze fatte più per antipatia che per ottenere giustizia.

Ma Giuliano Amato, il presidente della Corte costituzionale, ha voluto parlare ai giornalisti per illustrare le scelte della Consulta e motivare le decisioni assunte: “Leggere o sentire che chi ha preso la decisione non sa cosa è la sofferenza ci ha ferito ingiustamente. Il referendum non era sull’eutanasia ma sull’omicidio del consenziente” ha spiegato Amato, aggiungendo che “l’omicidio del consenziente sarebbe stato lecito in casi ben più numerosi e diversi da quelli dell’eutanasia”.

Poi, parlando ancora dell’eutanasia e sulla cannabis, Amato ha evidenziato: “Il nostro Parlamento forse sarà troppo occupato dalle questioni economiche ma forse non dedica abbastanza tempo a cercare di trovare la soluzione su questi temi valoriali. È fondamentale – ha detto ancora Giuliano Amato – che in Parlamento capiscano che se questi temi escono dal loro ordine del giorno possono alimentare dissensi corrosivi per la coesione sociale”. Precisando, poi, quali sono i compiti della Corte costituzionale, il presidente ha chiarito: “Noi non possiamo cambiare, toccare il quesito referendario, il quesito è questo: noi dobbiamo valutare se non lascia scoperti valori e diritti costituzionali irrinunciabili, questo è il punto”.

Ma quali sono questi valori e questi diritti irrinunciabili? Amato non risponde.

La cosa più evidente della vicenda è lo scarica barile tra magistratura e politica che, utilizzando questi escamotage, non realizzano una volontà popolare.

L’accusa maggiore arriva proprio dai radicali. “E’ un colpo durissimo per la democrazia in Italia. È incredibile questa decisione della Corte costituzionale dopo che il referendum è stato sottoscritto da 600 mila cittadini. Dopo la decisione sull’eutanasia di ieri possiamo dire che in questo Paese è impossibile promuovere dei referendum. La Corte costituzionale ha fatto quello che il presidente Amato ha detto pochi giorni fa che non andava fatto, cioè cercare il pelo nell’uovo”, sono queste le parole di Riccardo Magi, deputato e presidente di + Europa.

Insomma, questa pantomima assurda messa in campo da Corte Costituzionale e Parlamento è stucchevole e imbarazzante nei confronti dei cittadini.

Da una parte abbiamo magistrati che si impuntano su tutto pur di non fare il loro dovere e, dall’altra, abbiamo un Parlamento di incompetenti che vengono richiamati all’ordine dai costituzionalisti per farsi cogliere in castagna.

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