Ieri gli Stati Uniti hanno varcato la soglia di 10.000 morti per coronavirus. I primi 5.000 decessi sono avvenuti in poco più di un mese e in meno di cinque giorni si sono susseguit i secondi 5.000.
L’area metropolitana di New York, densamente popolata, è stata finora colpita più duramente, in termini di conteggio totale. E l’area rappresenta oltre il 40 percento delle morti totali statunitensi a causa del virus, che aveva infettato più di 365.000 residenti negli Stati Uniti, a partire da lunedì sera.
Ma fino a quando il bilancio delle vittime è a New York e altrove, probabilmente è ancora un sottostima del totale reale, secondo gli esperti, a causa di protocolli incoerenti, risorse limitate e un mosaico di processi decisionali tra Stati e contee.
Il virus ha infettato e ucciso persone in quasi ogni angolo degli Stati Uniti, spazzando le celebrazioni del Martedì Grasso a New Orleans, una colazione per pancake a Detroit, un impianto di confezionamento di carne a Greeley, Colorado, e un funerale ad Albany, in Georgia, proprio per dirne alcuni.
Due terzi delle aree metropolitane del paese hanno avuto almeno una persona morta per il coronavirus. E nonostante il gran numero di persone che muoiono a New York, il coronavirus sta uccidendo i residenti di New Orleans e delle zone rurali di Albany.
Finora il tasso di mortalità negli Stati Uniti rimane inferiore a un certo numero di nazioni a causa della grande popolazione del paese, ma il suo bilancio delle vittime del virus è il terzo più alto al mondo.
Il numero di decessi annunciati ogni giorno si è moltiplicato dal 29 febbraio, quando la prima persona negli Stati Uniti ha ceduto al virus. Da metà marzo, il totale è raddoppiato o più che raddoppiato ogni 3-4 giorni.
Ieri sono morte 1.150 persone in 24 ore. È probabile che questa crescita continui. Gli scienziati governativi hanno stimato che, nel migliore dei casi, il coronavirus potrebbe uccidere da 100.000 a 240.000 residenti negli Stati Uniti, anche con severe misure di controllo.