Per molti il nome di Renato Amorese significherà poco. Si tratta dell’ex segretario cittadino del partito socialista di Lodi che il 18 giugno del 1992 dopo un interrogatorio di Antonio di Pietro che lo aveva inquisito si tolse la vita.
Fu il primo suicida di Tangentopoli. Si tolse la vita come disse la moglie perché “aveva paura dei giornali”. Questo il clima dell’epoca.
Uggetti, che allora era un ragazzo, stava dalla parte delle “mani pulite”. Anzi era addirittura un “tifoso” come ha avuto l‘occasione di dichiarare dopo la sua assoluzione dal calvario giudiziario che ha colpito l’ex sindaco pd di Lodi.
Un incrocio di destini, una storia finita in tragedia ed una per fortuna con lieto fine. La Giustizia utilizzata a fini politici è un male del nostro tempo, e i tifosi del giustizialismo dell’epoca si sono trasformati nelle vittime di oggi.
Una legge del contrappasso che si è ripetuta in questi trent’anni. L’effetto é tragico ma anche comico, almeno per chi come molti di noi la vita se la sono rovinata dopo la rivoluzione moralistica a scopo golpistico.
Il mio pensiero oggi va a Renato ed alla sua famiglia, ed a tutti i compagni di Lodi.