Il riscaldamento globale, i cambiamenti climatici, le minacce antropiche agli ecosistemi questioni attualmente accantonate.
L’attenzione mondiale è concentrata sull’emergenza pandemia da coronavirus. Ma quanto sono importanti questi fenomeni per il proseguio della nostra esistenza?
Il dato aggiornato al 16 gennaio 2020 del livello di CO2 atmosferica, misurato al Mauna Loa Observatory nelle Hawaii, segna un nuovo incremento, raggiungendo il valore di 413 parti per milione.
L’unica notizia di rilievo, ripresa ampiamente dai social media e dai media tradizionali in tema ambientale, è la riduzione dell’inquinamento in Cina da biossido di azoto (NO2), un gas prodotto dalla combustione ad alta temperatura che provoca forte irritazione polmonare. In Cina il blocco delle industrie e dei trasporti hanno ridotto notevolmente le emissioni di gas. Questo cambiamento è stato visto dallo spazio, come riportano alcuni scatti della NASA. Anche nella Pianura Padana, area tra le più inquinate d’Europa, la riduzione dell’inquinamento da NO2 per il rallentamento dell’economia mostrano dati positivi.

Di certo l’emergenza del Covid19 insegna, o meglio conferma, alcune riflessioni già emerse da alcuni anni nell’ambito della geoetica: bisogna affrontare la crisi ambientale in corso.
Alla base della catena di azioni che una società deve mettere in atto per risolvere i suoi problemi, c’è il singolo individuo, chiamato a confrontarsi con il senso di responsabilità verso se stesso e il suo ambiente.
La cosciena civile è alla base delle relazioni inter-personali e verso la società, questi sono aspetti fondamentali per vivere in salute e sicurezza in una società globalizzata, fortemente interconnessa.
La responsabilità di ciascuno verso il sistema Terra, implica il rispetto dei sistemi socio-ecologici (Berkes e Folke, 1998; Ostrom, 2009). La disattenzione e l’azione umana violenta nei confronti degli ecosistemi hanno l’effetto di accrescere l’esposizione e quindi il rischio di tutte le comunità umane a fenomeni imprevedibili che possono mettere a repentaglio l’attuale strutturazione della società globalizzata, portandola ad un collasso sistemico. Da queste riflessioni, derivano alcune considerazioni etiche e sociali generali.
L’uomo non può esimersi dal rispettare determinate leggi sacre della natura e della convivenza civile con i suoi simili. La gerarchia è questa: Al vertice ci sono gli eco-sistemi, se non si rispettano, tutta la flora e fauna collasserebbero in un oblio senza via d’uscita; al secondo posto vi è la società, strutturata affinchè l’uomo possa vivere al meglio; poi vi è la comunità e infine abbiamo l’Io, che è l’elemento meno importante della scala, senza di lui, beh! Non cambierebbe proprio nulla.
Le catene di approvvigionamento globale devono essere riprogettate per aumentare la resilienza in caso di shock. Una loro ridefinizione non può prescindere dall’intervento di “progettisti”/operatori capaci di pensare in modo sistemico e provvisti di una cultura del rischio non solo di tipo economico. La vulnerabilità dei sistemi integrati non è questione affrontabile semplicemente in termini ingegneristici, poiché si alimenta di fattori imprevedibili che sono noti, studiati e valutati da numerose discipline, tra cui la medicina e le geoscienze. Una pandemia o un disastro innescato da un fenomeno naturale non sono imponderabili fenomeni della natura, ma sono eventi prevedibili con la giusta conoscenza. L’approccio multidisciplinare alle questioni globali è una prassi da attuare con urgenza.
Ora, più che mai c’è bisogno di una governance internazionale, chiara e strutturata preventivamente in campo sanitario e ambientale, non c’è più tempo! Ma questo sforzo deve avvenire da scelte politiche all’interno degli stati nazionali. La diversità va tutelata, ma non totemizzata. Non si può continuare a posticipare una governance necessaria per affrontare una possibile grande crisi sistemica globale che in un non lontano futuro potrà interessare tutto il pianeta, se le attuali generazioni umane non saranno state in grado di prendere decisioni drastiche ed efficaci per ridurre gli impatti globali antropogenici.
Nella storia dell’umanità, mai come ora, l’uomo è chiamato a realizzare un quadro di riferimento di principi e di valori comuni che sappiano andare ben oltre la Carta dei Diritti dell’Uomo per diventare una Carta per lo Sviluppo Umano Responsabile, in grado di integrare in uno stesso orizzonte ideale la dimensione individuale e sociale della responsabilità umana e farsi carico di quelle responsabilità che vanno a preservare il nostro sistema e la nostra razza. Non ci possiamo estinguere per preservare i “Diritti del singolo”.
Ci vuole un cambiamento culturale nella società. Non è solo con leggi e provvedimenti che verrà impostato il cambiamento necessario. Occorre rendere i cittadini consapevoli e responsabili con un’azione sul piano educativo. Questo significa che nei prossimi anni gli investimenti nei sistemi scolastici, oltre che nella ricerca, dovranno costituire un obiettivo prioritario dell’azione dei governi. Il diritto non può sostituirsi all’educazione in una civiltà avanzata, specie se democratica.
Merito e competenza sono valori che devono essere messi al centro di un nuovo patto sociale tra i cittadini. Mai come in questo momento di emergenza sanitaria, chiunque esige risposte affidabili ed autorevoli da coloro che conoscono i problemi da un punto di vista scientifico, pur con incertezza e lacune, e da coloro che devono prendere di conseguenza delle decisioni difficili per la collettività. Allo stesso modo, affrontare il riscaldamento globale e tutti i problemi ecologici planetari esige competenza, studio, aggiornamento professionale, cooperazione onesta, confronto leale, apertura al dialogo, e decisioni politiche che siano scientificamente fondate e attentamente soppesate attraverso il parere di scienziati e tecnici. E’ tempo di cambiamento.