Bettino Craxi, all’anagrafe Benedetto Craxi, è stato un politico italiano e uno degli uomini più rilevanti della Repubblica italiana. Solo questo? No, diciamo la verità, è stato molto, molto di più. A Craxi si deve il cosiddetto “nuovo corso”, come definito da lui stesso . Nel luglio 1976, il Partito Socialista era alla ricerca di una nuova identità. Per questo il Comitato centrale del partito si riunì in via del tutto straordinaria presso l’Hotel Midas di Roma, eleggendo Bettino Craxi nuovo segretario. Da sùbito mostrò le sue straordinarie qualità e doti politiche, tanto da essere chiamato il “segretario di transizione” dando inizio, tra le altre, alla “rivoluzione dei quarantenni” perché scelse di nominare nuove personalità, nelle quali spiccavano figure e collaboratori molto giovani. Ma il rilancio del partito non fu determinato solo da cambiamenti organizzativi interni. Craxi credeva fortemente che il suo partito dovesse ritrovare l’orgoglio e il coraggio di intraprendere nuove strade, nuove sfide e opportunità. Ecco perché, come dicevamo all’inizio, “nuovo corso”.
Ci sarebbe tanto da raccontare sulla figura di un uomo perseguitato, che ha dato tanto al suo popolo e al suo Paese. La determinata opposizione al compromesso storico varato da Berlinguer, leader del Partito Comunista Italiano; l’iniziativa di un revisionismo ideologico del partito, con la rivalutazione del pensiero socialista libertario rispetto al marxismo; la sua profonda e umana disponibilità a una “soluzione umanitaria” che consentisse la liberazione dello statista democristiano, Aldo Moro, sequestrato, imprigionato e ucciso dalle Brigate Rosse. A lui si deve anche la modifica del simbolo del partito con l’enorme garofano rosso. Per non parlare, sotto il comando del suo primo Governo (1983-1987) dei diversi provvedimenti varati, come il nuovo Concordato con la Santa Sede, il taglio di tre punti della scala mobile, la lotta agli evasori fiscali e il condono edilizio Nicolazzi del 1985.
Senza tralasciare il profondo e continuo impegno verso la politica estera. Volle portare avanti il processo d’integrazione europea, sin dal 1979 aveva dato l’appoggio del suo partito per l’installazione in Sicilia dei missili Cruise puntati contro l’URSS, mantenne anche una linea autonoma e di attenzione verso alcune cause terzomondiste e fornì un convinto appoggio alla causa palestinese. E poi la “Crisi di Sigonella” che rappresentò forse l’episodio più noto a livello internazionale della politica estera fino al triste e non meritato epilogo di una “latitanza”, come alcuni la definirono, ad Hammamet, dove morì il 19 gennaio 2000 all’età di 66 anni .
Un Politico con la P maiuscola, che forse non incontreremo più. Uno stile unico e inimitabile capace di tenere insieme pensieri politici, economici e sociali diversi come quando, durante il suo primo governo, riuscì a trovare il sostegno del Pentapartito, quindi ci fu un’alleanza fra DC, PSI, PSDI, PRI e PLI.
Fu il primo socialista ad aver rivestito l’incarico di Presidente del Consiglio dei ministri. E allora, in ragione della carica ricoperta dal 4 agosto 1983 al 18 aprile 1987, proviamo a fare un esperimento, partendo da una domanda: come avrebbe gestito Craxi l’emergenza Coronavirus? Come avrebbe interloquito con l’Europa? Con alcuni rappresentanti (senza fare nomi) che dapprima dicevano “Non siamo qui per chiudere gli spread, ci sono altri strumenti e altri attori per gestire quelle questioni” per poi ritrarre tutto e dire “l’Italia beneficerà dei nostri interventi”. E come avrebbe gestito l’emergenza nel nostro Paese, dunque a livello nazionale interno? Si sarebbero create divisioni tra nord, centro e sud? Avrebbe, come Presidente del Consiglio, seguìto la stessa metodologia comunicativa dell’attuale per aggiornare il suo Popolo sullo stato delle cose? Avrebbe attuato prima il lockdown? O forse non avrebbe chiuso per niente, trovando soluzioni alternative per mettere in sicurezza i cittadini permettendo comunque alle attività di continuare a lavorare e produrre? Avrebbe voluto vederci più chiaro sul virus partito da Wuhan? Avrebbe chiesto, anzi preteso, maggiori dettagli informativi dalla Cina per capire cosa realmente sia accaduto e perché, da chi, da dove e come è avvenuta la diffusione (pandemia) nel mondo? Sono tante le domande che potremmo porre sul come Craxi avrebbe organizzato e gestito questa emergenza.
Queste risposte noi non le abbiamo. Ma possiamo immaginare, fantasticare con la nostra mente su un ritorno dell’era craxiana. I più appassionati e seguaci lettori e analisti della politica e della vita di Craxi potrebbero dire: “Lui avrebbe fatto così… Lui, con gli importanti rapporti internazionali che intratteneva con personalità di spicco avrebbe certamente risolto così… Craxi ci avrebbe tutelato facendo…”. Insomma, tante sono le domande che oggi avremmo posto a Craxi per restituirci una soluzione definitiva così da farci uscire da questo incubo. Però vi proponiamo due frasi (diciamo così, a livello nazionale e internazionale) pronunciate dallo stesso leader socialista che forse ci potrebbero far riflettere su come avrebbe lavorato lui in questa situazione: “Perché se l’Italia ha bisogno dell’Europa, l’Europa ha bisogno dell’Italia. Non dimentichiamolo”. E ancora: “Il generale De Gaulle non parlava mai per più di cinque minuti. E di cose semplici e chiare, perché la gente non ha tempo da perdere”. E ne scriviamo una terza, anche se ne potremmo aggiungere una quarta, una quinta, una sesta e così via: “Su questo terreno il lavoro da fare nel nostro Paese è molto, importante, decisivo per le caratteristiche che potrà assumere lo sviluppo nazionale nei prossimi anni. Tra i temi posti vorrei sottolinearne alcuni e cioè quello della difesa intransigente dei diritti di libertà, della cultura e dell’arte”.