Di Ginevra Lestingi
Era impensabile che la crisi scaturita dal covid e dai diversi lockdodown non dovesse tornare a “mordere le caviglie”. E così dopo il balzo dei costi energetici e dei carburanti vi è un effetto domino che si ripercuote sulla spesa alimentare degli italiani, in un Paese come l’Italia dove l”85% delle merci viaggia su strada.
E’ questa la dichiarazione preoccupante di Coldiretti che sottolinea il fatto che, questo aumento di spesa improvvisa, è causato in parte dal maltempo, che ha tagliato i raccolti di alcuni prodotti agricoli come il grano duro per la pasta con il dimezzamento dei raccolti in Canada che è il principale produttore mondiale e fornitore dell’Italia.
Il costo dei prezzi della pasta è in forte aumento. Ma Coldiretti avverte, questo rincaro improvviso dei prezzi può mettere le basi ad un aumento della produzione di grano duro nazionale in una situazione in cui l’Italia importa circa il 40% del grano di cui ha bisogno.
L’emergenza Covid – dice Coldiretti – ha innescato un cortocircuito anche sul fronte dei costi di trasporto, con il rincaro di noli marittimi e costi dei container che sono schizzati ai massimi. Su questo scenario pesa il deficit logistico italiano per la carenza o la totale assenza di infrastrutture per il trasporto merci che costa al nostro Paese oltre 13 miliardi, con un gap che penalizza il sistema economico nazionale rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea, secondo l’analisi del Centro Studi Divulga.
Inoltre, a pesare sul portafoglio degli italiani c’è infine il rincaro dei costi degli imballaggi, dalla plastica all’acciaio, dal vetro fino al legno e alla carta che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per succhi e passate, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi.
Poi, conclude Coldiretti: “Il risultato è che, ad esempio, quando si acquista una passata al supermercato si paga più per la confezione che per il pomodoro contenuto. In una bottiglia di passata di pomodoro da 700 ml in vendita mediamente a 1,3 euro oltre la metà del valore (53%) è il margine della distribuzione commerciale con le promozioni, il 18% sono i costi di produzione industriali, il 10% è il costo della bottiglia, l’8% è il valore riconosciuto al pomodoro, il 6% ai trasporti, il 3% al tappo e all’etichetta e il 2% per la pubblicità”.
Facendo un calcolo approssimativo si potrebbe stimare che l’aumento dei costi alimentari, quindi, è di oltre il 20%. E’ un messaggio pessimo questo e indica che la crisi, ancora una volta, viene pagata pesantemente da chi fa fatica ad arrivare alla fine del mese. Serve una risposta urgente da parte del governo per abbattere i costi energetici e alimentari, altrimenti le conseguenze economiche e sociali di questi aumenti sarebbero catastrofiche. Avanti, a lavoro!