Cgil, Landini: “Il peso fiscale di questo paese grava su chi sta peggio. Serve un salario minimo”

L’inflazione galoppa e lo scenario inquietante economico presentato dal governatore della Banca d’Italia Visco hanno battuto un nuovo terreno di scontro tra governo e parti sociali.

Gli stipendi degli italiani non sono adeguati alla crisi che stiamo vivendo. Le parole del governatore della Banca d’Italia pronunciate ieri scuotono la maggioranza sul salario minimo.

L’inflazione in Italia è schizzata al 6,9%, un dato che non si vedeva da 36 anni e Maurizio Landini, segretario della Cgil, si dice preoccupato e chiede a gran voce alla maggioranza di integrare al più presto una riforma che preveda l’introduzione del salario minimo.

“In questi trenta anni – dice Landini – sono diminuiti i salari ed è aumentata la precarietà del lavoro”, il salario minimo “serve. Se vogliamo aumentare i salari – ha continuato – si deve investire sulla qualità del lavoro e non sulla precarietà”.

“Abbiamo i salari più bassi (d’Europa) e siamo il paese che ha investito meno in innovazione e in ricerca. Siamo in una situazione salariale e di precarietà del lavoro che non ha confronto in Europa”, evidenzia il numero uno della Cgil.

Il fatto su cui “bisogna fare i conti è che se voglio aumentare i salari bisogna investire sulla qualità del lavoro e non sulla precarietà del lavoro. In Italia è passata questa logica invece: nel nostro paese non solo abbiamo i salari più bassi ma siamo il paese che ha investito meno in innovazione e ricerca. E non a caso la situazione non è uguale dappertutto” ma cambia a seconda delle imprese, ha detto il leader della Cgil.

Per i datori di lavoro vi è un problema di pressione fiscale troppo alta e non è normale che la rendita di impresa sia tassata meno del lavoratore dipendente.

Infatti, in questo, la politica potrebbe rinnovare il sistema di tassazione privilegiando le imprese che distribuiscono più capitale in cambio di forza lavoro.

“Il peso fiscale di questo paese grava su chi sta peggio. Non bisogna più pensare che il lavoro dipendente è la macchina da mungere. È il momento di un cambiamento. Il nostro problema non è aumentare una tantum i salari. Abbiamo un problema strutturale – conclude Landini – i salari si sono ridotti. I 200 euro una tantum sono un segnale ma non sono sufficienti. Con l’inflazione se ne è andata la tredicesima per chi ce l’ha”.

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