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Carlo Bonomi scende in campo

by Rosario Sorace

Carlo Bonomi, già designato come prossimo Presidente di Confindustria, prende immediatamente posizione sui gravi problemi, oggi posti, della nostra società provocati dalla pandemia, e lancia un segnale forte al governo e a tutto il mondo politico.

Gli industriali premono per la riapertura e l’inizio della fase 2. Quindi per il prossimo presidente occorre superare la confusione, le lentezze e l’indecisione della catena di comando e dichiara :”La politica non sa dove andare”. Il paese non può più aspettare per Bonomi e la paralisi delle attività produttive è letale per il futuro industriale.

È il momento di agire e il suo richiamo forte non è soltanto indirizzato a Conte ma anche al governatore Fontana, spalleggiato dal suo tutor politico Matteo Salvini. Bonomi capeggia l’Assolombarda, che è uno dei pilastri della Confindustria, e per la sua designazione è stato sostenuto da un massiccio voto di imprenditori (ha battuto Licia Mattioli con un nettissimo risultato di 123 a 60) e, quindi, ora, è chiamato alla responsabilità di guidare le imprese di tutta l’Italia.

Bonomi inizia con una dichiarazione secca e perentoria che non lascia adito a dubbi: “Bisogna riaprire le produzioni perché solo le produzioni danno reddito e lavoro e non certo lo Stato, che come un padre dispensa favori e non ha le risorse per farlo”.

Riapertura al più presto e senza indugi rifiutando la logica dell’allungamento del lockdown e predisponendo con celerità un progetto di riapertura che riguardino tutte le attività senza discriminare nessuna fabbrica.

In tal senso il governo, invece, pare orientato a privilegiare la modulazione della ripresa in varie fasi, secondo la tipologia produttiva. Comunque ancora non giungono dal governo, né dal comitato tecnico-scientifico, neanche dalla task force guidata da Colao, una strategia complessiva e un documento progettuale che spieghi con chiarezza quando e come avverrà la fine delle chiusure.

Bonomi denuncia questa paralisi e rilancia in modo perentorio “Vanno benissimo i comitati degli esperti, ma la loro proliferazione dà il senso che la politica non ha capito. Abbiamo un comitato a settimana senza poteri, senza capire la direzione”.Accuse pesanti che alimentano l’inizio di una critica che diviene serrata. Infatti continua Bonomi :“Non abbiamo veri dati, ci danno dati aggregati ma non riusciamo a capire nella realtà cosa stia accadendo”.

Si vuole capire il contenuto di eventuali decisioni e delle modalità della riapertura. Naturalmente con l’obiettivo di garantire la massima sicurezza ai lavoratori dentro le fabbriche perché continua Bonomi che, “una seconda ondata di contagio ci porterebbe a nuove chiusure drammatiche e devastanti per noi”.

Per Bonomi la fabbrica deve essere un posto sicuro, mascherine, app, tecnologie, distanziamento sociale, e per il futuro presidente tutto ciò manca nel disegno appena abbozzato dal governo: “Non abbiamo dispositivi di protezione, tamponature a tappeto, indagini a cluster della popolazione sulla concentrazione dei contagi, né test sierologici sugli anticorpi, né tecnologie di contact tracing”.

Mentre, secondo Bonomi, le modalità giuste sono quelle di Fca e Marelli, che hanno riaperto con l’accordo sindacale. Ma Bonomi non ha risparmiato accuse anche ai sindacati che sarebbero stati colpevoli di ingiuriare le imprese e di un “pregiudizio anti-industriale”.

Bonomi respinge la narrazione degli imprenditori cinici e spietati, che privilegiano il profitto rispetto alla salute dei lavoratori e ribadisce, però, che sono gli imprenditori di Lombardia, Piemonte, Veneto e Emilia-Romagna a produrre il 45% del Pil nazionale.

Quindi prende le distanze dalla linea indicata da Attilio Fontana, il governatore della Lombardia, che spinto dal suo mentore Matteo Salvini, vuole riaprire tutto e subito confuta questa linea come “un orizzonte politicista non condivisibile”. Non solo, quindi, non si schiera con Fontana ma non condivide il conflitto tra il governo e la Lombardia perché è sterile e non porta a nulla.

Mentre apprezza la linea di Luca Zaia, il governatore del Veneto, che ha saputo affrontare con maggiore efficienza e sagacia l’emergenza della pandemia. Un confronto a tutto campo, quello proposto da Bonomi, con i sindacati e i poteri pubblici che dovrà durare a lungo con percorsi condivisi per ricostruire il Paese.

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