Home In evidenza Carlo Bonomi difende il governo Draghi e “condanna” gli aiuti alle categorie fragili

Carlo Bonomi difende il governo Draghi e “condanna” gli aiuti alle categorie fragili

by Romano Franco

Dopo l’allarme scattato da Ocse sulla spesa provvidenziale, il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, cerca di cogliere la palla al balzo tentando di fare un assist “telefonato” ai propri rappresentati. “Abbiamo veramente un’occasione storica – dice Bonomi – questa legge di bilancio è importante, aldilà delle cifre, perché dovrebbe essere il primo mattone di un percorso diverso. Abbiamo veramente un’occasione storica”, aggiunge il capo di Confindustria.

“La sensazione è che ancora oggi i partiti non abbiano capito che bisogna concentrare le risorse sulla crescita e sulla produttività. Stanno dando l’assalto alla diligenza com’è successo in tutte le manovre finanziarie precedenti, in cui ognuno di solito dà battaglia per la sua bandierina”, sottolinea Bonomi.

La difesa del rappresentante degli industriali nei confronti del presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, la dice lunga sulle ultime politiche proposte da quest’ultimo a favore dei lavoratori, ma, purtroppo per Bonomi e per sfortuna dei poveracci, anche i rappresentanti del popolo si ricordano ogni tanto di fare l’interesse dei propri elettori.

E così, le battaglie per le pensioni, per il reddito di cittadinanza, per le varie assistenze e per i “sussidistan”, come sono stati definiti in passato dallo stesso capo di Confindustria, diventano irrilevanti e una spesa inutile che lui investirebbe molto meglio… Ma come? Ovviamente tagliando le tasse a tutte le aziende, grandi o piccole, ricche o povere, anche a quelle che durante il periodo di pandemia hanno fatto fortuna. Insomma: “Ce sta a provà!”

“Un partito dà battaglia per le pensioni, un altro per il reddito di cittadinanza, un terzo per qualcos’altro ancora. Non capiscono che ora bisogna concentrare le risorse su una visione d’insieme, che anteponga a tutto misure a maggior impatto sul Pil. Invece ho l’impressione che non venga permesso al Governo Draghi di fare quello che il premier ha sempre detto che serve all’Italia: tecnologia, produttività e crescita. Noi siamo sicuri che il governo sappia bene ciò che va fatto, ma i partiti lo assediano”, sottolinea Bonomi.

E da qui nasce la proposta “birbacciona” al premier e al governo: Andrebbe fatto “un grande intervento coraggioso sul cuneo fiscale. L’Ocse ci sta dicendo che abbiamo il quinto livello più alto di oneri contributivi tra i Paesi avanzati che non entrano in busta paga, perché diventano prelievo”.

Al momento “si parla di 7-8 miliardi di riduzione del fisco. Ma non è chiaro su cosa – prosegue Bonomi – Non si parla invece di taglio al cuneo fiscale, che si calcola non sulle tasse ma sui contributi dovuti per ogni posto di lavoro. Di questi due terzi sono a carico delle imprese. Ma meno oneri contributivi significa più retribuzione lorda che resta in tasca al dipendente e imprese più competitive, se un taglio della quota contributiva riguarda anche loro”.

E poi, infine, conclude sul Reddito di cittadinanza dicendo che “così com’è oggi va cambiato, perché non intercetta gli indigenti del Nord e disincentiva tanti anche al Sud dal cercare lavoro nell’economia ufficiale”, conclude Bonomi.

Insomma, come ci si poteva aspettare dal capo degli industriali, la sua arringa è per il bene dei suoi rappresentati che, sfortunatamente per lui, non sono tutti gli italiani, ma, con molta probabilità, solo quelli più ricchi e che ricoprono la più piccola percentuale nel nostro ‘Bel Paese’. Bonomi ha giustamente “arringato” il suo popolo. Ma ci aspetteremo di vedere altre proposte da questo governo dei “migliori” a riguardo.

Sono molte le cose che l’Italia potrebbe fare per uscire da questa morsa, oltre a ridurre la spesa, sburocratizzare e rendere il nostro sistema Giudiziario più veloce e smart. La prima cosa da fare è pensare a come gestire le nuove risorse economiche.

Servono investimenti pubblici su energia, il più pulita possibile vista l’emergenza; bisogna finanziare un’industria di riciclaggio, visto che ben presto ci appresteremo a riciclare tutto e la popolazione che sarà più avanti in quell’industria avrà minor bisogno di acquistare risorse dagli altri Stati; e, infine, bisogna rimettere a nuovo strutture e infrastrutture, che da un po’ di tempo nel nostro Paese stanno cadendo a pezzi e ci fanno vivere nel degrado.

Si è parlato di investimenti mirati e, essendo in Italia, non si può fare a meno di pensare a turismo ed eccellenze. Bene, favorire questi ultimi due sembra la soluzione migliore visto che l’Italia ha il 92% delle imprese attive che vengono considerate piccole o medie, caro Bonomi.

Mirare ad un’industria che si concentri sulla qualità e sull’eccellenza, mettendo tasse sul consumo e, di conseguenza, sull’inquinamento, potrebbe essere un inizio; è necessario fare uno scaglionamento molto più strutturato e frazionato per quanto riguarda la tassazione delle imprese, mettendo una giusta tassazione ad ognuno in base ai profitti e all’utilità.

Inoltre, più in là, considerata la situazione ancora un po’ incerta, servirebbe un piano turistico assistito da parte dello Stato con investimenti mirati, un’assistenza specifica, che tenga conto di dati come la domanda e l’offerta di zona, e, proprio per loro, occorre elaborare un sistema fiscale che miri all’innovazione e alla generazione di altro lavoro, con ristrutturazioni e l’acquisto di nuove tecnologie all’avanguardia che proietterebbero i nostri locali nel futuro.

Per finire, vista la situazione imbarazzante generata dal settore privato durante la pandemia, con una speculazione che è arrivata ai limiti della decenza e del decoro, occorre, immediatamente, fare investimenti pubblici che diano un servizio migliore al cittadino e che costi il giusto, senza escludere nessuno.

Il tempo di distribuire ai ricchi privati industriali è giunto al termine, caro presidente di Confindustria. Oggi come oggi, il progetto Italia è fallito, ma si può ricominciare includendo quante più persone possibili, ritrovando unità e coesione che, in un Paese spaccato e che non si sente in alcun modo rappresentato, sono i migliori anticorpi per evitare scontri, contrasti che, in alcuni casi, possono sfociare in guerre civili.

Potrebbe interessarti

Lascia un commento