Home Attualità “Caccia Sevaggia”, l’Italia rischia una procedura d’infrazione dall’Ue

“Caccia Sevaggia”, l’Italia rischia una procedura d’infrazione dall’Ue

by Redazione

Per tutti coloro che si erano preparati per le battute di caccia nelle aree metropolitane dovranno infrangere i propri sogni. Ancora una volta le proposte dell’esecutivo più superficiale di sempre risultano essere una perdita di tempo e denaro, ovviamente.

Infatti, mentre da poco il governo italiano ha consentito di sparare nelle aree protette e fuori dal calendario le direttive europee non lo permettono e, da Bruxelles, fanno sapere che la nuova normativa di “caccia selvaggia” non è una pratica consentita nei Paesi civilizzati.

Si era capito sin da subito che questa sarebbe stata una marchetta infattibile per gli amanti della caccia, già pronti con le carabine.

Il governo italiano dovrà spiegare alla Commissione Europea, Direzione Generale Ambiente, per quale motivo ha reso possibile sull’emendamento ai cacciatori di abbattere la fauna selvatica anche nelle zone protette e nei periodi in cui la caccia è vietata.

Per l’Europa la pacchia è finita, diceva Meloni, e oggi l’Italia rischia una procedura d’infrazione.

Tuttavia la Commissione ha in primo luogo richiamato l’attenzione sulla necessità che le autorità italiane rispettino gli obblighi di tutela derivanti dalle direttive Habitat e Uccelli e ha formulato domande specifiche alle quali il Governo dovrà dare risposte entro le prossime quattro settimane.

“La lettera della Commissione è una conferma di quanto abbiamo denunciato – dichiarano associazioni ENPA, LAC, LAV, LEGAMBIENTE, LIPU e WWF Italia – Questa norma si pone in aperto contrasto sia con le direttive europee, sia con la Costituzione italiana e rende concreto il rischio di attivazione di una procedura di infrazione che peserà sulle tasche di tutti gli italiani. La portata di questa lettera va oltre l’ormai famoso emendamento “caccia selvaggia” e coinvolge l’intero approccio filo venatorio del Governo e di molte Regioni che porta ogni anno all’approvazione di calendari venatori che dopo essere impugnati dalle associazioni ambientaliste vengono puntualmente dichiarati illegittimi dai giudici amministrativi per violazione dei principi di tutela ambientale. È giunto il momento che la politica cambi radicalmente rotta, si occupi della tutela costituzionale dei beni comuni e non continui a farsi dettare l’agenda dai cacciatori e degli armieri”.

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