Nella trasmissione di Giletti, balbettava e non sapeva giustificare il ritardo nel dare risposta ai giudici di sorveglianza del carcere di Sassari che chiedevano al Dap di indicare un posto di massima sicurezza per il boss Michele Zagaria, poi inviato a Brescia presso la sua abitazione per scontare la pena.
Così oggi si apprende che il protagonista di questa performance pessima, Francesco Basentini, capo del Dap, nominato dal Ministro Alfonso Bonafede, è ormai in bilico nell’incarico ricevuto. L’opinione pubblica è sconcertata per una serie di scarcerazioni eccellenti di mafiosi, anche se anziani e in pessime condizioni di salute, che sono stati decisi in piena autonomia dalla magistratura di sorveglianza, che sono state favorite, appunto, dal capo del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, accusato di aver emesso una inopportuna e nefasta circolare con la quale invitava i direttori degli istituti di pena a indicare i detenuti ultra-settantenni al magistrato di sorveglianza.
La circolare non conteneva, però, una differenziazione tra detenuti ancora pericolosi e quelli che non lo sono. Così si sono aperte le carceri in tempo di virus per tutti. A questo punto potrebbe anche dimettersi lo stesso Basentini se dovesse uscire anche Raffaele Cutolo, il vecchio capo della camorra.
Nel frattempo, il governo tenta di mettere una pezza per il grave danno all’immagine dei poteri dello Stato anche per gli attacchi legittimi dell’opposizione e di Matteo Renzi che è stato abbastanza esplicito e senza infingimenti: “La scarcerazione dei superboss di camorra e ‘ndrangheta è inaccettabile. Il ministro Bonafede cacci subito il responsabile di questa vergogna. Oppure venga lui in Parlamento ad assumersi le sue responsabilità. Si tratta di una scelta clamorosa e folle”.
Il Cocer dei carabinieri ha diramato un nota molto chiara e dura con un protesta che non lascia adito a repliche: “Evitiamo – dicono – di far diventare il Coronavirus il miglior alleato dei delinquenti. Alcuni boss sono stati già scarcerati. Per un provvedimento apparentemente legittimo che ha ritenuto sussisterne i motivi, dimenticando che quel boss ancorché malato ora effettivamente rischia l’infezione da Covid-19, cosa che non avrebbe potuto accadere se fosse rimasto nella sua cella e avesse continuato a passeggiare in uno spazio ristretto e da solo come avviene per quei detenuti che si sono macchiati di reati infami”.
Si stà provvedendo con decreto che potrebbe vedere la luce giovedì prossimo in cui si obbliga il magistrato di sorveglianza, quando esamina un detenuto condannato per reati mafiosi, di chiedere un parere alla Superprocura, che a sua volta sentirà le Distrettuali Antimafia. Ma gli avvocati non ci stanno e l’Unione camere penali, che è in guerra con il ministro Guardasigilli, contesta in anticipo il provvedimento dichiarando che “l’idea di un segmento di giurisdizione da porre sotto tutela da parte di un organo di investigazione, chiamato ad esprimersi sui parametri delle modalità di esecuzione della pena. Si annunciano interventi privi di qualsiasi sistematicità, al solo fine di dimostrare condivisione alle invocazioni giustizialiste”.