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Bobo Craxi: “L’Europa ha bisogno di fondamenta più robuste”

by Redazione

Di Martina Tiberti

Secondo l’ex sottosegretario agli Affari Esteri, il processo di unificazione europea può riprendere solamente se si comprendono quelle necessarie riforme, politiche e costituzionali, da portare a termine, ponendo fine a una Ue che si muove troppo in ‘ordine sparso’.

Onorevole Craxi, come uscirà l’Italia dal tunnel dell’emergenza sanitaria? E l’Europa?

“ L’Italia, purtroppo, ne uscirà con le ossa rotte sul piano economico, stordita sul piano sociale e indebolita sul piano politico. Sul piano sanitario, penso che questa vicenda, una volta affievolitasi la forza virale, obbliga a ripensamenti su tanti fronti: indubbiamente, obbliga a ripensamenti su tanti fronti: indubbiamente, abbiamo avuto delle utili lezioni. Quanto all’Europa, a me pare che la sua iniziale reazione in ordine sparso possa contribuire a farle assumere iniziale reazione in ordine sparso possa contribuire a farle assumere delle contromisure sul piano finanziario e, soprattutto, politico. E’ evidente che, sullo sfondo, esiste persino il pericolo della definitiva scomparsa dell’Unione europea, o comunque del suo fallimento: una ‘slavina’ già cominciata con l’abbandono britannico. Ora ci ritroviamo nella classica e proverbiale condizione di chi si trova a poter lasciare, nella classica e proverbiale condizione di chi si trova a poter lasciare, oppure raddoppiare. Penso che la seconda ipotesi, con le riforme che si rendono necessarie, sia quella più adatta ai tempi”.

Salute dei cittadini e stabilità economica sono sullo stesso piano?

“ Non sono entrati in conflitto solo questi diritti, quello al lavoro e alla salute, ma anche altre questioni, scaturite dalla crisi pandemica. Conflitti istituzionali, questioni di democrazia e financo di diritti della singola persona e libertà civili. D’altronde, si potrebbe dire che siamo in presenza di una sospensione di una serie di diritti, al fine di far prevalere quello fondamentale: il diritto a vivere. Poi, naturalmente, le conseguenze negative afferiscono a tutte le altre questioni. E’ giusto interrogarsi sulla natura prevalente delle nostre scelte, che riguardano sempre quella della protezione della vita. Anche perché non è escluso, in assoluto, che il ritorno alla cosiddetra ‘normalità’ non implichi una nuova ondata di decessi. Ma su questo punto, cioè sull’effettiva ​incidenza delle morti, mi pare si sia aperto un dibattito interessante fra statistici”.

Dopo questa pandemia mondiale e le nefaste conseguenze del cosiddetto ‘spillover’, lei ritiene che la natura sia una madre o una matrigna per l’umanità?

“ Non ho risposte profonde da darvi. Quel che è certo, è che modelli di produzione altamente inquinanti e allevamenti intensivi di bestiame determinano immense deforestazioni, provocando mutamenti nella biosfera. Come abbiamo letto, la riduzione del cosiddetto buco dell’ozono è stata possibile grazie a un atteggiamento più virtuoso da parte del genere umano in materia di immissione di gas nell’atmosfera. Insomma, si ritorna inevitabilmente a ragionare e a prendere sul serio gli allarmi della scienza, per evitare che gli esseri umani alterino ulteriormente il loro rapporto con la natura. Noi sappiamo, oggi, che le nostre ricette o dottrine per diffondere maggior benessere e una migliore qualità della vita sono entrate in crisi a causa del coronavirus. Per questo motivo, la discussione teorica e pratica rimane aperta e riguarda, certamente, la scienza, ma investe soprattutto la politica, che è il primo decisore”.

Quale sarà il futuro ruolo dell’Unione europea, secondo lei?

“ Negli ultimi anni, l’Europa ha perso velocità e si è ‘incartata’ nella pletora di vincoli e trattati e nella loro difficile e complessa applicazione. Ma il problema di fondo resta politico: le recenti elezioni ci hanno consegnato un panorama europeo nel quale la grande maggioranza degli elettori ha confermato un orientamento di fondo, salvo qualche eccezione di Stati, conquistati alla causa anti-europea e populista, tra i quali, purtroppo, spicca l’Italia, ovvero: uno degli Stati, ovvero: uno degli Stati fondatori. Ora, un passo in avanti che dev’essere fatto e che deve contemplare un robusto adeguamento costituzionale dell’Unione, la quale si è allargata e ha verificato la necessità di dotarsi di strumenti adeguati per la nuova fase ‘post globalizzazione’ verso la quale ci siamo avviati, è di natura politica. E la guida politica non può che essere assunta da una nazione in ragione della quale si accelerò il processo di unificazione europea, per comprendere nell’Unione quei Paesi che uscivano dalla parentesi totalitaria comunista. Questa nazione, per grandezza e potenza, non può che continuare a essere la Germania ‘spurgata’ da tutte le timidizze, reticenze ed egoismi che l’hanno contraddistinta nei tempi più recenti. Dopo le elezioni ​tedesche, qualora venisse confermato un orientamento favorevole ai cristiano-democratici conservatori, io penso che nuove e più robuste fondamenta verranno ricostruite. E penso anche che gli italiani dovranno dare il loro fondamentale contributo”.

(intervista tratta dalla rivista mensile ‘Periodico italiano magazine’ n. 55 – aprile 2020)

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