Redatto da “IlGiornale”/ di Roberto Vivaldelli
Bobo Craxi, oltre a essere il figlio dell’ex leader socialista e presidente del Consiglio Bettino Craxi, è soprattutto un osservatore acuto e molto attento. Europeista sì “ma non eurofanatico” come lui stesso sottolinea, è stato sottosegretario di Stato agli affari esteri con delega ai rapporti con l’Onu nel secondo governo Prodi.
Già esponente del Partito Socialista Italiano storico, membro del Nuovo Psi e passato poi alla formazione politica dei Socialisti Uniti, ha aderito in seguito col suo gruppo al ricostituito Partito Socialista Italiano. Tutto si può dire di Bobo Craxi fuorché sia un simpatizzante dei “sovranisti” che attualmente rappresentano l’opposizione al governo giallo-rosso. Eppure nemmeno all’esponente socialista è piaciuta granché la conferenza stampa-comizio di ieri sera del premier Giuseppe Conte nella quale ha attaccato Matteo Salvini e Giorgia Meloni sul Mes, scatenando la rissa politica pasquale, con buona pace dell’unità nazionale giustamente invocata dal Presidente Sergio Mattarella.
“Siamo a più di un mese di condizione anomala del Paese e quindi era facile pensare che l’utilizzo frequente della conferenza stampa, che si trasforma in definitiva anche in un monologo con un cappello politico, lasciasse le porte aperte a delle scivolate. Questo è avvenuto, inevitabilmente” spiega Craxi. “Naturalmente questo non è successo per caso, c’è un nervosismo che non è dettato tanto dalle pressioni delle opposizioni. Dopo 40 giorni è evidente che cresce l’esasperazione e torna la politica”.
Difficoltà dettate, oltre che dalla scarsa lucidità, anche dalle tensioni nella sua maggioranza di governo? “Sì – spiega Bobo Craxi – ma non sposta il termine della questione politica. È chiaro che prima di tornare in Consiglio europeo, è bene che [Conte] si rechi in Parlamento a spiegare qual è la sua linea di orientamento. Il mio parere è che ci vuole un orientamento politico chiaro e un’unità nazionale che sia coerentemente e conseguentemente europeista, senza la quale continueremo a veleggiare su una posizione di comoda ambiguità. Questo nodo va sciolto, – afferma – indicando esattamente l’orizzonte politico di alleanza strategica e quale modello economico si vuole adottare, scegliendo quello che noi vogliamo essere nella prospettiva del futuro” all’interno della cornica europea. “Abbiamo perso la nostra capacità di guida nel Mediterraneo ma manteniamo una grande influenza e centralità culturale: con rispetto per i nostri amici greci, non siamo la Grecia, né per capacità economica né per i volumi della nostra economia, siamo un Grande Paese e una grande potenza industriale, è sbagliata l’idea che abbiamo di noi stessi”.
Bobo Craxi: “Difficile andare a reperire risorse sui mercati con un premier così indebolito”
Per quanto riguarda l’operato di Giuseppe Conte e del governo nei confronti dell’Unione europea, rileva Bobo Craxi, “hanno ottenuto quello che volevano ottenere, 35-40 miliardi, non c’era bisogno di fare tutto quel casino. Il problema è che a noi non bastano 40 miliardi di euro, dobbiamo andare sul mercato per reperire risorse e con questo esecutivo e premier molto indeboliti sarà molto difficile” osserva. “Io vedo in autunno un cambio di passo”. Magari con un nuovo premier, con Conte che vuole uscire di scena da eroe della patria. “[Conte] vuole un braccio di ferro con tutti quelli che gli si presentano di fronte. Mancano solo gli scienziati e poi il braccio di ferro lo ha fatto con tutti” sottolinea l’esponente socialista. “Non so chi gli ha dato l’idea di cucire su se stesso gli abiti di salvatore della patria di una guerra che comunque si è persa, non fosse altro perché era impossibile vincerla. Una guerra persa perché contiamo le nostre vittime: la riapertura di per sé non comporta certo un segnale di vittoria”.
Ma c’è un altro problema di carattere politico, che riguarda questo governo. Non basta la task force di esperti, chiosa Bobo Craxi, “piena di italiani intelligenti”, serve una programmazione. Una visione: “Manca una linea di politica economica, che né questo governo né quello precedente hanno avuto”. Sul ricorso al Mes, sottolinea Bobo Craxi, il fatto che Conte dica “che non ce n’è bisogno mostrando disprezzo” non significa nulla, perché, in ogni caso, “se il governo non recupera quel denaro dal Fondo Salva Stati dovrà recuperarlo a strozzo da fondi internazionali” oppure “vuole mettere la patrimoniale. Scelga. Ma si deve sapere che ci si deve indebitare”. Siamo dinanzi, in definitiva, a “scarsa creatività finanziaria”.