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Aperture e Speranze

by Bobo Craxi

Nella politica la forma assume sostanza, la lettera di rincrescimento di Ursula von der Leyen, filtrata attraverso un quotidiano nazionale, indica che vi é contezza che ci sia stata una mancanza di tatto e di riflessi nel padroneggiare la crisi del coronavirus, innanzitutto, verso i paesi più colpiti, fra cui il nostro.

Scrive la Presidente della Commissione: “Il Paese colpito più duramente, l’Italia, è diventato anche la più grande fonte di ispirazione per noi tutti” e che “solo la solidarietà può farci riemergere da questa crisi – quella tra persone come quella tra Stati”. Il tema non riguarda lo sforzo empatico di classi dirigenti conservatrici disabituate alla cultura della compassione, quanto piuttosto la presa d’atto che l’ondata della pandemia è assai più devastante, non solo in termini di vite umane, di qualsiasi crisi finanziaria che abbiamo conosciuto dalla nascita dell’Unione sino ad oggi. E che gli errori commessi nel recente passato, per esempio con la Grecia , non possono riprodursi in una scala che trascinerebbe inevitabilmente non soltanto l’Istituzione della Comunità politica europea, ma anche la sua espressione più solida e concreta, la moneta, ad una fine rovinosa e prematura.

Il testo è firmato von der Leyen, ma si coglie con chiarezza la firma di Angela Merkel che si avvicina alla Presidenza di turno dell’Unione ed alle future elezioni tedesche scommettendo nuovamente sull’Europa con i suoi limiti e diversità. Sarà l’unico usbergo dietro il quale ci si possa riparare da una crisi che ha sconquassato tutte le certezze che in questi anni l’avevano trasformata in una burocratica unione che veniva governata attraverso gli ordini di servizio del capitalismo finanziario.

C’è una destra populista nazionalista che ci trascinerebbe di filato verso nuove forme di conflitto e che provocherebbe conflitti sociali, politici e civili interni che finirebbero per allargarsi verso i vicini. C’è una destra conservatrice che resta profondamente democratica con radici cristiane che subisce l’influenza dell’impianto liberista dell’apparato banco- centralista, ma che si sta gradualmente liberando dell’armatura imposta dalla rigidità del rispetto di norme e regole, oramai, superate da una crisi che va al di là per dimensione economica, impatto sociale e destrutturazione dei sistemi di quella del 2008.

D’altronde che la globalizzazione stesse per giungere al capolinea era la stessa convinzione della von der Leyen che già aveva messo allo studio per un nuovo “Green Deal” oltre 300 esperti che ridefinissero, entro cinque aree, macro-aree europee, dei piani di investimento e integrazione dello sviluppo economico ed industriale a impatto zero per l’atmosfera e per studiare, con il concorso delle nuove tenologie, modelli e sistemi di lavoro che riducessero mobilità ed anche i tempi di occupazione per favorire l’ingresso di nuova forza lavoro.

La pandemia, come altre grandi calamità che hanno colpito l’uomo, sviluppa la necessità di far fronte alle emergenze, ma al contempo di verificare quali siano stati i punti critici nonché le compatibilità nel futuro avendo sperimentato per la prima volta in questo secolo un periodo prolungato di scarsità di produzione e mobilità che ha tuttavia coinciso con il miglioramento della qualità dell’aria, dell’acqua ed in generale del suolo terrestre investito, mai come in questo secolo, dalla violenza dei cambiamenti climatici a causa del nostro inquinamento.

Quel che può produrre un cambiamento epocale così radicale è l’avvio di quello che Jeremy Rifkin ha più volte definito come in neo “Capitalismo Sociale” che sviluppa una nuova Rivoluzione industriale che modifica non solo i sistemi di produzione favoriti dalle nuove tecnologie, ma favorisce anche la qualità del rapporto sociale oggi modificatosi in virtù della necessità del distanziamento in ragione di una nuova consapevolezza.

L’Italia ha bisogno di tamponare il debito crescente e probabilmente la misura indicata dalla von der Leyen è appena sufficiente, siamo tuttavia di fronte ad una svolta ideologica di cui sarebbe cieco non tenerne in conto e che incoraggia a guardare il quadro della ripresa con minore pessimismo posto che le conseguenze tragiche di quello che sta avvenendo nel nostro territorio ed in paesi amici e fratelli come la Spagna lascerà un segno indelebile di cui ancora non possiamo misurare le conseguenze sul piano economico, sul piano sociale, sul piano morale e politico.

Non sarà una letterina, per quanto garbata, a cambiare i termini della questione che abbiamo di fronte, ed anche la cifra indicata appare più che altro un contentino ma è il riflesso condizionato di classi dirigenti che si sono ritrovate disorientate di fronte al virus e che stanno prendendo coscienza che anche le loro certezze sono crollate.

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