Il Movimento 5 Stelle ha eletto l’ex primo ministro Giuseppe Conte come suo leader, consolidando il suo controllo su un partito un tempo orgogliosamente anti-establishment che è sempre più entrato nel mainstream.
Conte ha vinto con il 93 percento dei voti dei sostenitori dei cinquestelle in un sondaggio online di due giorni che si è concluso venerdì sera.
Nessun altro candidato si è opposto a Conte. “L’intenso lavoro di questi mesi ha dato i suoi frutti e ora possiamo partire da una base solida”, ha detto Conte in un post su Facebook sabato.
Mentre il Movimento 5 Stelle fa parte del governo di unità nazionale del Primo Ministro Mario Draghi e rimane il più grande gruppo politico in Parlamento, il suo sostegno è diminuito drasticamente a causa di problemi politici e lotte intestine. Fino a farlo ricadere quasi nel dimenticatoio.
A Conte è stato chiesto per la prima volta di fronteggiare il movimento populista a febbraio, ma il processo è stato ritardato dalle controversie con il fondatore del partito, l’ex comico Beppe Grillo.
La nuova idea di Conte sta mettendo in crisi l’identità dei cinquestelle e il suo elettorato sempre di più, poiché al suo interno, il MoVimento anti-establishment, è stato ridimensionato in un movimento ancorato ai poteri forti e a quel Parlamento che volevano aprire come una scatoletta di tonno.
Un MoVimento che al suo epilogo ha fatto la fine dei pifferi di montagna, che andarono per suonare e furono suonati. Cosa penserà adesso l’elettorato di questa trasformazione?