Alberto Genovese: Carnefice spietato o vittima di se stesso?

E così, dopo la tempesta scatenata dallo scandalo di Terrazza Sentimento, parla Alberto Genovese, imprenditore e fondatore di Facile.it, in carcere dal 6 novembre per le accuse di violenza ai danni di una 18enne. Dopo l’interrogatorio del gip, il 43enne imprenditore napoletano, ha affermato che le ragazze, che partecipavano ai suoi festini a base di droga, andavano nella sua stanza e lo facevano consapevolmente.

Genovese spiega nel dettaglio il suo “Modus operandi”, lui, metteva a disposizione “tutto” compresa gran parte della cocaina insieme ad altre tipologie di droghe, il tutto arricchito da alcool e lusso sfrenato.

Anche oggi, dopo due mesi di carcere, Genovese da San Vittore, non uno degli istituti più confortevoli, non ha ammesso le violenze. L’interrogatorio, durato all’incirca un’ora in videoconferenza, è stato condotto dai gip Tommaso Perna e dal pm Rosaria Stagnaro e dai legali Luigi Isolabella e Davide Ferrari.

L’accusa ai danni di Genovese, in questa occasione, è di abuso nei confronti di un’altra ragazza, una modella 23enne a ‘Villa Lolita’, sua residenza di vacanza nell’isola spagnola di Ibiza. Con lui è indagato anche la fidanzata. Secondo l’imprenditore napoletano, la ragazza con cui per un periodo aveva avuto anche una relazione, dopo averle ceduto massicce dosi di cocaina e ketamina, era consenziente e che i lividi che aveva sul corpo erano dovuti al fatto che la ragazza era talmente “fatta” che lui e la fidanzata avevano dovuto tenerla ferma perché si dimenava, ma non per abusare di lei. Una tesi poco credibile vista la conferma dello stato instabile; il fatto che fosse talmente “fatta” da avere gli spasmi lascia intendere inequivocabilmente che la ragazza fosse totalmente incapace di intendere e di volere.

Ma andiamo avanti, Genovese, inoltre nell’interrogatorio di oggi, ha anche descritto il mondo della droga, precisando che si riforniva in particolare da due persone, e il “sistema” delle feste. Ha fornito anche i nomi di coloro che gli vendevano la cocaina, persone, a suo dire, capaci di “farti arrivare” cocaina e altro “ovunque tu sia in qualsiasi parte del mondo”.

Un vero sistema collaudato per non farsi mancare niente tanto da attirare belle ragazze da ogni parte del globo. Infatti, aggiunge l’imprenditore, ai festini erano gli uomini di solito a portare le droghe e le donne partecipavano perché sapevano che c’era la droga.

Quindi, secondo Genovese, chi sceglieva di andare ai festini a base di droga, secondo la sua versione, era ben consapevole. Inoltre ha detto al gip di sentirsi sempre più male in carcere a causa delle crisi di astinenza, e la difesa, infatti, ha chiesto i domiciliari in una clinica per la disintossicazione. Istanza che però è stata bocciata.

La difesa ora valuterà se fare o meno ricorso al Riesame contro la seconda ordinanza. Degli altri capi di imputazione, per i quali i pm hanno chiesto l’arresto ma il gip l’ha negato, Genovese, a domanda specifica, non ha voluto parlare perché ha ritenuto soddisfacenti le valutazioni del giudice.

Una testimonianza che lascia dubbi e parecchie domande. In questa versione, l’imprenditore napoletano, sembra sempre meno il carnefice che ci hanno dipinto e sempre di più vittima. Vittima di un mondo che ha travolto nel suo oblio gente che si è avvicinata a lui alla ricerca di un trampolino di lancio per guadagnare una miglior posizione sociale o un ingresso nell’alta società.

Se le prove a suo carico diventano inconfutabili di sicuro dovrà pagare, ma non si può ignorare la sua forte dipendenza da droghe e sesso. Pare sia questo il più grande enigma della questione. Alberto Genovese: Carnefice spietato o vittima di se stesso?

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