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”Addio Luciano Pellicani”: L’intellettuale che collaborò con Craxi

by Rosario Sorace

Luciano Pellicani è morto. È stato un intellettuale eclettico, che ha svolto una poderosa attività culturale come sociologo, giornalista e docente universitario lasciando un segno incancellabile e originale nel dibattito politico italiano.

Si era laureato in scienze politiche all’università di Roma, con una tesi su Antonio Gramsci. Ma Pellicani, di formazione e famiglia tradizionalmente comunista, affermò da subito che «il comunismo non era un buon ideale. Era proprio un’idea sbagliata» e si converti immediatamente alle idee del gradualismo e del riformismo socialista.

In Spagna studiò l’opera e il pensiero del sociologo José Ortega y Gasset, e, poi, in Francia approfondi gli studi sociologi. Cominciò ad insegnare all’università di Urbino. Nel 1976 lesse con grande interesse un articolo di Bettino Craxi, in cui il segretario del Psi citava un saggio su Eduard Bernstein. Proprio una figura che Pellicani conosceva bene avendo scritto dei saggi su questa figura. Così Pellicani si mise in contatto con il leader socialista e cominciò a collaborare con gli ambienti culturali vicino al Partito Socialista Italiano. Intellettuale raffinato e brillante ma disorganico e lontano dagli apparati di partito, Pellicani scrisse innumerevoli pensieri e riflessioni nelle riviste socialiste. Successivamente dal 1985 diresse il periodico culturale di area socialista Mondoperaio e fu capace di radunare nella rivista i migliori intellettuali della cultura socialista.

Quando il Psi si sciolse dopo Mani Pulite, decise di chiudere Mondoperaio, rivista a carattere culturale-politico apparsa il 4 dicembre 1948 su iniziativa di Pietro Nenni. In un’intervista ha dichiarato che le irregolarità erano presenti in tutti i partiti (eccetto il Partito Radicale), non poteva perdonare al gruppo dirigente socialista di aver affogato nella corruzione le buone idee.

Con grande amarezza ripiegò in un’attività prevalentemente culturale, anche se nel 1998 si avvicinò al partito Socialisti Democratici Italiani (Sdi), perché ripudio’ l’idea che i socialisti potessero “emigrare” o far parte di Forza Italia anche se era notoriamente contrario alle posizioni massimalista della sinistra. Cosicché quello stesso anno Mondoperaio riprese ad essere pubblicato nuovamente con la sua direzione. Era un riformista convinto, e quando in una manifestazione di Roma, organizzata dall’Ulivo il 3 marzo 2002, Pellicani, che era il solo socialista presente tra i relatori, fu duramente fischiato quando nel suo intervento attaccò la linea politica dei Girotondi e di Antonio Di Pietro. Ha continuato a svolgere soprattutto l’attività di docente presso la Luiss, dove è stato ordinario di sociologia politica e docente di antropologia culturale, pubblicando importanti saggi che sono stati tradotti in varie lingue.

In particolare in un saggio “La genesi del capitalismo e le origini della modernità”, è stato definito “un classico” dalla rivista statunitense Telos, in cui critica alcune tesi di Karl Marx e di Max Weber. Ma oggetto di dure e aspre critiche nella sinistra comunista è stato il suo saggio, “Lenin e Hitler. I due volti del “totalitarismo”, in cui equipara appunto i due dittatori.

Una perdita insostituibile per il mondo culturale e politico del socialismo italiano.

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