Il giro di boa del primo anno di guerra ha consentito a tutti gli agenti in campo di trarre dei bilanci e di sviluppare le proprie iniziative in diverse direzioni.
É chiaro che i contendenti non ragionano sul miglior posizionamento per sedersi ad un tavolo di negoziato ma intensificano azioni di carattere militare che certificano la persistenza del conflitto.
La nuova avanzata dell’esercito russo dispone di un arsenale più consistente e potrà contare in breve su una superiorità numerica di uomini e armi che cerca di essere contenuta con mezzi sofisticati. E’ sempre più incessante la richiesta agli alleati di nuovi carri per contenere l’avanzata e nel frattempo, però, si cerca di portare l’offensiva sul terreno nemico attraverso l’uso dei droni.
L’iniziativa politica per la Pace é assente?
Ad occhio nudo parrebbe di sì, fatta eccezione del piano Zelensky alle Nazioni Unite ed ai punti dell’iniziativa cinese non sviluppata in alcun consesso internazionale ma agitata come primo tentativo di produrre un terreno di dialogo.
Tutte le guerre insegnano che esistono dei canali di trattativa paralleli che certo non offrono il destro al dibattito pubblico.
Ed é più che probabile che emissari di Putin e Zelensky, senza l’ausilio del linguaggio felpato della diplomazia, si stiano annusando per una exit strategy, allo stato impossibile, per portare a casa, se non una vittoria, almeno un pareggio; giusto per non scontentare le proprie opinioni pubbliche e per non umiliare il sacrificio umano di migliaia di vittime.
La Guerra sta già producendo un effetto da dopoguerra, l’Occidente ha tirato una riga evitando di reinnalzare dei muri, ma la richiesta di aderire all’Unione Europea dell’Ucraina e la richiesta di adesione alla NATO della Svezia e della Finlandia esemplificano una conseguenza politica e militare che l’invasione russa ha provocato.
Putin nel suo discorso ha ancora una volta accusato l’Occidente di voler isolare e circondare la Russia, oltre che di corrompere con i propri valori la civiltà e le tradizioni del suo impero decaduto.
Le nazioni che confinano con lui lo accusano a loro volta che l’insidia più grande é quella che sta portando con la guerra Ucraina e le scorribande provocatorie in Polonia ed ora anche in Moldavia, oltre alla invisibile presenza militare nel continente africano e la sottile regia che punta a riaccendere il conflitto nei Balcani per il momento congelato da una sapiente iniziativa europea di Josep Borrell.
Quanto è assente l’Europa e quanto manca un’iniziativa europea?
I paesi Europei non avevano nessun interesse a costruire nuovi muri, ma hanno tirato una riga chiara, non si può accettare l’idea di avere una minaccia territoriale costante, un’insidia determinata dall’opera di destabilizzazione che in questi anni é stata condotta con potenti mezzi cibernetici ed informatici verso libere democrazie. La presenza di un robusto partito filorusso nel nostro paese conferma questa realtà.
Il conflitto potrà essere risolto soltanto con l’hard-power?
É chiaro che no, e noi italiani abbiamo tutto l’interesse a sviluppare una iniziativa in questa direzione; il cicaleccio filorusso, quasi assordante, al quale assistiamo nei nostri talk non sono un’azione di soft power ma sono il segno di una confusione a scopo propagandistico interno.
Così come la vulgata bellicista, atlantista senza se e senza ma appare più un assist all’industria degli armamenti più che una posizione politica ragionevole e condivisibile.
L’Italia in Europa ha tutto l’interesse diretto ed indiretto di essere un protagonista sul terreno del dialogo per la prospettiva politica del dopo-guerra, nulla a che vedere con gli altisonanti richiami ad un neutralismo sterile ma piuttosto la consapevolezza che la nostra, fra le grandi Nazioni Europee, é fra le più esposte al rischio di una rappresaglia dimostrativa russa.
Nell’Adriatico, in acque internazionali, i sommergibili con testate nucleari vanno e vengono come i pesci nell’acquario, siamo ad un tiro di scoppio, nessun allarmismo ma anche nessun cedimento all’idea che il conflitto sarà permanente.
Il piano del dopo guerra deve prevedere tutti gli scenari possibili, ed a quel tavolo dove verranno ridisegnati i nuovi equilibri mondiali l’Italia non può restare assente come fosse una Nazione qualsiasi.