Di Eugenio Magnoli
Il 14 febbraio, intorno all’anno 270 d.C., Valentino, santo sacerdote in Roma ai tempi dell’imperatore Claudio II, sarebbe stato giustiziato.
Sotto il governo di Claudio il Crudele, Roma fu coinvolta in molte campagne impopolari e sanguinarie. L’imperatore doveva mantenere un forte esercito, ma aveva difficoltà a convincere i soldati a unirsi alle sue leghe militari.
Claudio credeva che gli uomini romani non fossero disposti a arruolarsi nell’esercito a causa del loro forte attaccamento alle loro mogli e alle loro famiglie.
Per sbarazzarsi del problema, Claudio bandì tutti i matrimoni e i fidanzamenti a Roma. Valentino, rendendosi conto dell’ingiustizia del decreto, sfidò Claudio e continuò a celebrare in segreto matrimoni per giovani innamorati.
Quando le azioni di Valentino furono scoperte, Claudio ordinò che venisse messo a morte. Valentino fu arrestato e trascinato davanti al Prefetto di Roma, che lo condannò a essere picchiato a morte con bastoni e infine decapitato. La sentenza è stata eseguita il 14 febbraio, intorno all’anno 270.
La leggenda narra anche che mentre era in prigione, San Valentino lasciò un biglietto d’addio per la figlia del carceriere, che era diventata sua amica, e lo firmò “Dal tuo Valentino”. Per il suo grande servizio, Valentino fu nominato santo dopo la sua morte.
In verità, le origini esatte e l’identità di San Valentino non sono chiare. Secondo la Catholic Encyclopedia, “Almeno tre diversi San Valentino, tutti martiri, sono menzionati nei primi martirologi sotto la data del 14 febbraio”. Uno era sacerdote a Roma, il secondo era vescovo di Interamna (oggi Terni, Italia) e il terzo San Valentino fu martire nella provincia romana dell’Africa.